Nell’ex “culla della civiltà”

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Di Salvo Barbagallo

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LE SPERANZE PERDUTE

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Venti anni addietro scrivevamo: “Oggi, cadute le barriere che vedevano contrapposte le due grandi potenze Stati Uniti e Unione Sovietica; oggi che la Comunità Europea è una realtà operativa, il Mediterraneo e i Paesi del suo bacino, tornano ad acquistare una posizione strategica, diventano anello di congiunzione tra il mondo occidentale e il mondo orientale, due realtà ancora lontane fra di loro, separate dalla diversità socio-economica che esplode con contrasti anche di natura bellica; due mondi che hanno bisogno di conquistare la pace per potersi incontrare e costruire un futuro per le generazioni del Duemila.

Ormai da anni e da più parti sono state avviate iniziative tendenti al raggiungimento dell’equilibrio necessario per la convivenza fra i popoli, ma il percorso mostra difficoltà notevoli, la meta irraggiungibile: incomprensioni, interessi economici contrastanti, mancanza di progetti che abbiano una comune finalità, provocano divergenze apparentemente insormontabili per portare a compimento quel processo di pace da tutti auspicato ma, di fatto, solo enunciazione teorica.

E’ necessario che cadano le barriere dell’incomprensione: se anche la Chiesa Cattolica oggi, con i messaggi del pontefice Giovanni Paolo II, entra nel vivo dei problemi della pace, non è da contrapporre alcun primato laico là dove le finalità sono comuni. A 50 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo voluta dall’Onu – come Giovanni Paolo II ha detto – “…la pace deve essere uno dei punti da tenere sempre all’attenzione. Una pace che deve tradursi in concreti gesti di riconciliazione…” Il raggiungimento della pace deve essere l’obiettivo comune che deve animare tutti gli Uomini di buona volontà che vogliono costruire un mondo più giusto e solidale. Facciamo nostre, perché sono la base dei nostri stessi principi ispiratori, le parole del cardinale Martini: “…Il segreto della pace vera sta nel rispetto dei Diritti Umani: il riconoscimento dell’innata dignità di tutti i membri della Famiglia Umana è il fondamento della Libertà, della Giustizia e della Pace nel mondo. Sono molti i Diritti inalienabili e nessuno può essere impunemente violato: scegliere la Vita comporta il rigetto di ogni forma di violenza, quella della povertà e della fame che colpisce tanti esseri umani; quella dei conflitti armati; quella della diffusione criminale delle droghe e del traffico delle armi; quella degli sconsiderati danneggiamenti all’ambiente naturale…”.

Quante cose sono mutate nel corso degli ultimi vent’anni? Fin troppe, lo scenario di quell’area che veniva definita “la culla della civiltà” è stato stravolto da tragici avvenimenti che hanno reso irriconoscibili Paesi dalle grandi tradizioni, Paesi come l’Egitto e la stessa Grecia che in questi giorni sta vivendo una delle sue pagine più drammatiche. Bernardo Valli ieri sul quotidiano “La Repubblica” scriveva: “Nell’area  del Mediterraneo traboccano i conflitti incrociati in corso nelle contrade musulmane. Avevamo l’impressione di vivere in una retrovia vulnerabile e adesso le sempre più frequenti esplosioni di terrorismo ci fanno sentire più vicini al campo di battaglia. Al dramma dei profughi si aggiungono le fiammate di guerre, guerriglie, terrorismi che lacerano il Medio Oriente, dove cambiano le frontiere, e lambiscono Paesi sull’altra sponda del Mediterraneo, dove feriscono la Tunisia e travolgono la Libia. Di quei conflitti non si tracciano facilmente i contorni e non si identificano amici e nemici, perché gli schieramenti cambiano secondo i luoghi di scontro…”.

E Maurizio Molinari, sul quotidiano “La Stampa” del giorno prima, in merito all’ultimo grave episodio (la bomba al Consolato italiano), scriveva: “L’autobomba contro il Consolato rivela dunque, in ultima istanza, il tentativo di allontanare l’Italia dal Maghreb: che si tratti dell’impegno per porre fine alla guerra civile in Libia o della cooperazione per far ripartire lo sviluppo dell’Egitto ciò che non piace ai terroristi è un’Italia capace di essere protagonista nel Mediterraneo. L’intenzione dei mandanti è di spingere i nostri diplomatici e imprenditori a fare le valige, abbandonare la regione e fuggire a gambe levate verso la sponda Nord del Mediterraneo, rintanandosi impauriti nello Stivale, al fine di non far nascere quel «ponte sul Mare Nostrum» di cui Renzi e Al Sisi hanno parlato in più occasioni immaginando un’agenda comune su crescita economia, controllo dell’immigrazione e lotta al terrorismo. Se Al Sisi, nel suo discorso di insediamento, parlò di un Egitto «mediterraneo» aprendosi all’Europa, i terroristi perseguono l’opposto…”.

E noi, sempre vent’anni addietro, scrivevamo: “Affinché le parole non restino sterili enunciazioni, occorre tenere costantemente aperta la porta del dialogo, senza alcuna preclusione. Bisogna che i potenti guardino con nuovi occhi coloro ai quali la fortuna non ha arriso, e si mostrino disponibili alla solidarietà: la loro posizione non muterà, ma sarà possibile aprire un varco nelle reciproche incomprensioni e contrapposizioni che generano solo intolleranza e odio. E’ necessario che sia riconosciuto a tutti gli uomini, di qualsiasi razza e condizione, dignità e spazi di pari opportunità, alla conquista di una convivenza civile, nel rispetto dei ruoli che l’intelletto umano concede. Devono cadere le barriere fra le genti, per consentire il libero scambio di cultura, di idee, di esperienze economiche che offrano nuove metodologie per raggiungere mete comuni. Occorre che si trovino mezzi e strumenti idonei per debellare la povertà in cui si dibattono i Paesi emarginati dallo sviluppo. Le Religioni possono essere non ciò che separa, ma stimolo efficace per il risveglio delle coscienze. Occorre determinare i presupposti per un nuovo modo di organizzare la società civile, individuare forme di equa distribuzione del reddito prodotto dal Paese a tutela dei più deboli e costruire una società più giusta. E’ il momento di promuovere un NUOVO UMANESIMO facendo riferimento alle esperienze culturali cristiane, laiche, riformiste, riformatrici, liberali, per concorrere alla realizzazione di un sistema democratico compiuto…”.

A quanto pare, purtroppo, le parole servono a ben poco di fronte all’arroganza di chi detiene il potere, le cui azioni sono mirate principalmente al profitto: un vantaggio continuo per pochi, un danno non-stop per molte collettività.

Nell’immagine lo scenario dei conflitti nel Mediterraneo presentato da “La Repubblica”.

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